Il lungometraggio: didattizzazione e utilizzo nel contesto di una classe di Italiano L2

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Some pics from our workshop

This is the transcription of our speech at the workshop Le parole sono importanti, organized by our friends from Happy Languges and hosted by our school on July, 28th 2014. We are confident it can provide some useful guideline to those, Italians or foreigners, are willing to implement the use of movies in their teaching method. The transcription is, of course, in Italian, but you can contact us and request a translation.

Molto si è detto circa l’importanza delle nuove tecnologie come ausilio all’attività didattica nell’insegnamento delle lingue straniere. Nonostante ciò, ci pare che uno dei media più tradizionali tra quelli offertici dalla cosiddetta “modernità” venga talvolta trascurato o usato impropriamente. L’utilizzo del video proposto dai manuali di Italiano L2LS appare difatti ancora strettamente legato alla vetusta concezione di “medium didattico”: scarsa sembra la diffusione di testi audiovisivi autentici didattizzati, e pure laddove vi sia una (pur scarna) proposta in tal senso, non è inusuale ravvisare limiti sia teorici che metodologici, tanto nell’individuazione dei materiali autentici quanto nella presentazione delle unità didattiche. S’impone dunque la necessità di dare seguito alle riflessioni già proposte da eminenti glottodidatti quali Paolo Balboni (autore della collana Quaderni di cinema), Nuccia De Filippo, Loredana Chiappini e Roberto Tomassetti (relatori di un seminario organizzato recentemente dalla scuola “Torre di Babele”, dal titolo Contesti italiani: alla scoperta di lingua e cultura attraverso i generi testuali), al fine di colmare la distanza che intercorre tra la perizia metodologica raggiunta dalla glottodidattica moderna circa l’utilizzo delle nuove tecnologie (ipertesti, dvd interattivi etc.) e quella necessaria all’adozione di materiale filmico, inteso in particolare nella sua forma di lungometraggio, nel contesto della classe L2. A tale scopo si tenterà di tracciare alcune generalissime linee guida, nella speranza che esse risultino profittevoli sia sul piano teorico sia, soprattutto, dal punto di vista metodologico. A supporto delle suddette riflessioni si tenterà inoltre di fornire alcuni esempi di didattizzazioni svolte e già utilizzate con successo in classi di Italiano L2 di vari profili.

1. Importanza del video nell’insegnamento dell’italiano a stranieri.

Due sono le ragioni che sanciscono l’importanza del materiale filmico nel contesto di una classe d’italiano L2:

  • il video fornisce esempi di interazioni che si svolgono in un contesto chiaro agli apprendenti, i quali conoscono il rapporto che intercorre tra i personaggi, il livello di formalità, gli obiettivi comunicativi. Ciò si verifica in particolar modo nel caso dei lungometraggi, in quanto gli studenti hanno modo di conoscere i protagonisti della storia e di acquisire dunque un bagaglio di conoscenze che li aiuterà anche nella fase di analisi linguistica dei dialoghi. Un ulteriore ausilio è dato dalle componenti non verbali del film: le immagini, mostrando i gesti, la mimica del corpo e le posizioni dei parlanti, consentono all’apprendente di avere un’idea ancora più chiara della situazione comunicativa.
  • il video offre esempi di conversazioni tra parlanti di diversa estrazione sociale e provenienza geografica, il che a livelli alti consente di sviluppare una riflessione sulle varietà regionali, sui dialetti e sulle caratteristiche dell’italiano colloquiale. Il docente dovrà operare una scelta degli obiettivi comunicativi da raggiungere e preparare attività mirate.

2. Selezione del materiale da utilizzare.

Una scelta consapevole deve tenere conto non solo del livello di conoscenza dell’italiano degli apprendenti, ma anche del loro bagaglio culturale, dei loro interessi e degli aspetti linguistici che si desidera mettere maggiormente in luce. Da questo dipenderà anche la scelta delle attività da proporre nell’ambito delle unità didattiche costruite intorno al film. Ad esempio, a livelli alti la scelta del film non sarà dettata esclusivamente da ragioni linguistiche ma anche dalla volontà di ampliare il bagaglio di conoscenze socioculturali degli apprendenti e di stimolare il confronto interculturale.

3. Esempi di materiale disponibile in commercio sull’uso dei lungometraggi nell’insegnamento dell’italiano a stranieri.

All’interno della pur povera offerta di testi che presentano materiale filmico didattizzato, si è pensato di operare una selezione per estremi opposti, che evidenzi gli elementi di debolezza di quello che secondo noi è il testo che più si distanzia dal format ideale e i punti di forza del manuale che invece ci pare vi si avvicini di più.

  • Cristina Maddoli, L’italiano al cinema, Guerra edizioni, 2008

Elementi di debolezza: si fa menzione del target solo a pag. 16; i testi sono tratti dalla sceneggiatura e non dalla trascrizione dell’audio (differenza, come vedremo in seguito, cruciale); l’intero volume sembra impostato più che altro come una guida per madrelingua esperti del settore; l’analisi testuale è condotta su poche scene; le attività non sono adeguate o addirittura mancano; la mole di riflessione critica ed estetica è francamente debordante e relega l’attività linguistica e culturale destinata agli apprendenti stranieri a ruolo di appendice.

  • Paolo Balboni (a cura di), Quaderni di cinema italiano per stranieri, Guerra edizioni – Es. La prima cosa bella di Paolo Virzì, febbraio 2014, livello B2/C1

Elementi di forza: il volume si pregia di una buona fase di motivazione, che stimola gli studenti a fare ricorso alle loro conoscenze pregresse; le attività sono costruite sui dialoghi recitati e non sullo script; si presta una grande attenzione all’analisi lessicale, attraverso attività adatte al livello di conoscenza dell’italiano richiesta (es. analisi delle caratteristiche del toscano rispetto all’italiano standard); è riconosciuta la giusta importanza all’aspetto socioculturale, con attività che stimolano una riflessione sul ruolo della figura materna in Italia.

Di seguito, una breve bibliografia dei testi dedicati all’insegnamento dell’italiano a stranieri mediante lungometraggi:

Aiello R., Lorenzotti A., Cinema Italiano: cortometraggi d’autore con sottotitoli, Firenze, Alma edizioni, 2009 Balboni P. (a cura di), Quaderni di cinema italiano per stranieri, Perugia, Guerra edizioni, 2003 Celentin P., Triolo, R., Audiovisivi, intercultura e italiano L2, Venezia, Laboratorio Itals, 2005 Costantini L., Tomassini P., Montesi A., Per un pugno di corti: l’italiano attraverso i cortometraggi, Perugia, Guerra edizioni, 2008 Diadori P., Cinema, apprendimento della L2 e pragmatica transculturale, Milano, Fondazione ISMU, 2007 Diadori P., Micheli P., Cinema e didattica dell’Italiano L2, Perugia, Guerra edizioni, 2010 Maddoli C., L’italiano al cinema, Perugia, Guerra edizioni, 2008

4. Costruzione dell’unità didattica ed esempio di didattizzazione

I due elementi da tenere in considerazione per l’individuazione del film da didattizzare sono:

  • il messaggio culturale del film (che costituirà lo scopo globale del modulo);
  • la struttura del lungometraggio, nella valutazione della quale occorrerà tenere conto di caratteristiche quali la divisibilità in macrosequenze, la struttura narrativa (ad episodi, a cornice, a flashback o a flashforward ecc.), la linearità della trama ecc.

Una volta selezionato un lungometraggio, è d’obbligo adoperarsi in una visione ragionata dello stesso. La tecnica più proficua in tal senso è quella di sottoporsi, al pari di quanto verrà richiesto agli studenti, ad una visione globale del film, durante la quale il docente avrà cura di individuare con maggiore precisione gli elementi culturali in esso contenuti e di evidenziare un numero limitato di scene (intese come sequenze semanticamente compiute) di particolare interesse grammaticale e comunicativo sulle quali si intende operare la didattizzazione. Di tali scene egli sarà obbligato, in un secondo momento, ad approntare una trascrizione fedele (completa, cioè, di segnali fatici, riprese e interruzioni, inserti dialettali ecc.). Questo procedimento, senz’altro meccanico e fisicamente stancante, risulta indispensabile in quanto le sceneggiature, pur facilmente reperibili, risultano inadatte allo scopo. Ciò appare evidente per due motivi:

  1. la sceneggiatura nasce e si sviluppa come testo scritto, mentre al docente interessa il testo complesso costituito dal film (o dalla scena) nel suo insieme, che senz’altro prende le mosse dalla sceneggiatura ma la arricchisce e si arricchisce di contenuti (dati dalla mimica, dal contesto deittico, dalla prossemica ecc.) che nel medium scritto sono espressi, nel migliore dei casi, in maniera affatto parziale;
  2. raramente la sceneggiatura è fedele al recitato, sia da un punto di vista morfologico e sintattico (la piccola modifica di un pronome, operata da un attore in fase di recitazione, può risultare cruciale nel contesto di una lezione di italiano L2), sia dal punto di vista della variazione diatopica e diafasica (sono frequenti inserti dialettali e gergali o fenomeni di code-switching o code-mixing che scaturiscono dalla libera interpretazione del recitante).

Compito del docente in questa fase sarà anche quello di precisare, in base alla lingua (o alle variazioni linguistiche) contemplate dal film selezionato, il livello di apprendenti a cui intende destinare il modulo didattico. Concezione comune è che un film, in quanto unità semantica complessa, sia un tipo di testo adatto solo ad apprendenti di livello medio-alto; ebbene, quantunque sia chiaro che la comprensione del messaggio e lo studio delle forme espressive propri di un lungometraggio risultino senz’altro più agevoli per apprendenti con un livello di competenza avanzato, esistono strategie che possono permettere allo studente principiante di avvicinarsi a questo medium senza traumi e con profitto.

Quando l’operazione di trascrizione per le scene selezionate sarà ultimata, potrà avere inizio il lavoro di didattizzazione vero e proprio. Ogni scena costituirà il testo base per un’unità didattica, e tutte le scene (per loro natura semanticamente coerenti), assieme ad una fase introduttiva di motivazione alla visione del film e ad una fase conclusiva di sintesi, costituiranno il modulo didattico nella sua interezza, che perciò avrà una struttura di questo tipo:

Lezione 1: motivazione e visione del film

Lezione 2: unità didattica 1

Lezione 3: unità didattica 2

Lezione n: sintesi

Si noti che, volendo ricondurre la struttura del modulo a quella di un’unità didattica classica, le unità basate sulle singole scene costituiranno latu sensu la fase di analisi del film, pur essendo a loro volta tripartite nella comune struttura globalità-analisi-sintesi del metodo comunicativo. A tal proposito si veda la dispensa 1, che riporta un canovaccio di lavoro per la didattizzazione del film Mine vaganti.

Prima di lavorare sulle singole scene, dunque sarà opportuno curare la fase introduttiva, o di motivazione, che precederà la visione integrale e immediata del film in classe. Ovviamente, la complessità e la profondità della fase di motivazione dovranno essere coerenti con il livello degli apprendenti a cui verrà somministrato il modulo. Come risulterà evidente dalle dispensa 23, rispettivamente tratte da moduli didattici basati sui film Manuale d’amore (destinato ad apprendenti di livello A2) e Basilicata coast to coast (destinato ad apprendenti di livello B2), questa fase può prendere le mosse da elementi di base quali il titolo del film oppure, in caso di un pubblico di discenti con competenze più avanzate, da una sequenza introduttiva (ad esempio un breve monologo, come nel caso in oggetto) arricchita da testi di facile comprensione che introducano uno o più dei messaggi culturali veicolati dal film. A tale fase, che può avere una durata variabile e che dunque può configurarsi pure come unità didattica distinta (come nel caso di Basilicata coast to coast), seguirà come detto la visione integrale del film. È di fondamentale importanza che si tratti di una fruizione immediata, cioè non appesantita da supporti didattici, affinché lo studente sia esposto alla globalità del testo senza interferenze. Obiezione comune è che sarà inevitabilmente difficile, per uno studente di livello medio-basso, seguire l’intero lungometraggio senza perdere fondamentali porzioni di significato e dunque il filo narrativo; la risposta più sensata a tale obiezione è che questa eventualità deve essere presa in considerazione dal docente all’atto della scelta del film e del profilo di apprendenti ai quali quest’ultimo dovrà essere destinato. Inoltre, occorre ricordare che la comprensione richiesta da una visione globale del film è di carattere del tutto generale e riguarda più che altro gli aspetti salienti della trama, per cui si avrà cura, come detto, di selezionare dei lungometraggi la cui trama sia lineare e il cui messaggio sia veicolato non solo dalla lingua, ma pure dagli altri significanti del testo filmico (elementi visuali, ambientazione, musiche).

Quanto alla costruzione di unità didattiche attorno alle singole scene, si procederà rintracciando dapprima gli elementi grammaticali (mediante la mera conta delle occorrenze), quelli lessicali e quelli comunicativi presenti in ogni testo. Una volta evidenziati ed isolati i suddetti elementi, si avrà buon gioco nello strutturare un’unità classica basata sulle tre fasi (globalità-analisi-sintesi), come illustrato nelle dispense 4 e 5, rispettivamente unità didattiche costruite su uno degli episodi di Manuale d’amore (livello A2) e su una scena del film Mine vaganti (livello B1B2). Si procederà perciò come segue:

  • breve fase di motivazione che riprenda gli elementi narrativi del film o introduca quelli particolari della scena in fase di studio;
  • visione globale della scena;
  • comprensione della scena con attività classiche (domande a risposta chiusa, domande a risposta aperta, incroci, esercizi di completamento);
  • comprensione del lessico;
  • analisi grammaticale;
  • analisi comunicativa;
  • sintesi (produzione di un testo, roleplay) e riuso.

Nel caso di studenti di livello avanzato, si potrà senza dubbio arricchire la fase di sintesi con ulteriori input testuali che chiariscano alcuni aspetti lessicali, comunicativi o culturali incontrati durante l’unità didattica (si veda, in tal caso, la dispensa 6, sempre tratta dalla didattizzazione di una scena di Basilicata coast to coast).

La fase di sintesi, ultima e fondamentale unità costitutiva del modulo, avrà il compito di chiarire allo studente gli elementi culturali veicolati dal film e, inoltre, gli offrirà la possibilità di esercitarsi nella produzione esprimendo le proprie opinioni sul film e analizzando le caratteristiche dei vari personaggi. La fase di sintesi può essere condotta come una vera e propria unità didattica, partendo perciò da un testo e innestandovi una serie di attività che sintetizzino le competenze (soprattutto culturali) acquisite durante il modulo, oppure, più appropriatamente, come una lezione di conversazione che prenda le mosse da una lettura di un testo di critica, come quelli in dispensa 7 sul film Basilicata coast to coast. È possibile inoltre proporre degli esercizi di riepilogo sui protagonisti del film, mettendone in evidenza i tratti caratteriali salienti ed il loro ruolo nella storia (come proposto dalle attività in dispensa 8, relativa nuovamente al film Mine vaganti).

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